di Angelo Concas
(giugno 1996)
(da Il Provinciale del 15 giugno 1996)
Non esiste arburese che non abbia incontrato nel cammino della propria vita la sagra di Sant’Antonio. Chi più chi meno, al di là della propria religiosità, prima o poi si è trovato per lo meno ad assistere alla festa più importante e tradizionale di Arbus. Per questo è molto strano che fino ad oggi non si sia avuta una pubblicazione specifica su questa festività, di cui si trovano diverse notizie in vari testi, il più completo dei quali è ìArbus” di Giuseppe Vaquer, stampato nel 1895.
A sopperire a questa lacuna arriva adesso il libro di Angelo Concas "La Sagra di Sant’Antonio da Padova" (sottotitolo ìAntoni de Padua Santu”) stampato dalle Edizioni Fiore. Come dice lo stesso autore nella premessa, nel libro non si ritrova una rigorosa ricerca storica, ma la sagra vi è ìraccontata come un fatto di cronaca” facendo parlare i protagonisti e i testimoni. E sono in tanti a fornire ad Angelo Concas la loro parte di testimonianza in un continuo alternarsi di passato e presente, di piccoli episodi e visioni complessive, di avvenimenti reali o mitizzati. Tutte le voci riportate, insieme, hanno il pregio di fissare in un determinato momento storico lo svolgersi della Sagra, nei suoi diversi aspetti fatti di religiosità sincera ma anche di eccessi ìcivili” e di influenze modernizzanti, e di permetterne il trasferimento ai posteri nella sua attuale integrità. L’autore prende atto di questo scorrere di siparietti, quasi da spettatore neutrale, inserendoli secondo una schema proprio che alla fine porta il lettore a conoscere tutto lo svolgimento della festa.
Da parte sua l’autore, che da diversi anni collabora con ìIl Provinciale Oggi”, mette a raffronto lo svolgimento della Sagra nel secolo scorso con quella che egli stesso, ieri da organizzatore oggi da cronista, ha vissuto direttamente. E lo fa con una visione complessiva, ma con l’attenzione ai dettagli che portano chi legge a ritrovarsi completamente immerso nell’aria di festa che si respira il sabato della partenza, prima del grande clamore misto di voci, musiche e canti, nel caldo afoso del viaggio a Santadi, nell’odore del fieno riarso della campagna e nel profumo degli arrosti a Santadi, tra le lacrime e le preghiere dei fedeli e la fatica dei buoi che lentamente trainano ìsu coggiu” e ìis traccas”.
Nel libro si ritrovano poi tutti quei personaggi caratteristici, che fanno parte anch’essi dell’immagine della festa e che si rivedono negli stessi luoghi e con le stesse abitudini e magari con lo stesso abbigliamento, tanto da far pensare che non sia trascorso un altro anno dalla festa precedente.
Arricchiscono la lettura tante fotografie vecchie e nuove, immagini di momenti singoli o di festa collettiva, scelte dall’autore in un repertorio vastissimo, che riportano alla mente ancor più, soprattutto a chi vive la festa di Sant’Antonio, i sentimenti di religiosità e di tradizione, e il valore di autentica festa paesana.
Un libro da leggere tutto d’un fiato, da rileggere più volte e da tenere in evidenza per riflettere sui valori ancora attuali che stanno alla base di una comunità.
Salvatore Sanna