Arbus e arburese

di Eraldo Meloni

(settembre 2002)

(da Il Provinciale del 15 settembre 2002)

Il titolo non anticipa nulla. L'autore, talvolta in modo irriverente verso gli storici per mestiere, propone una serie di colpi di scena. Nelle 150 pagine c'è un po' di tutto: l'Arbus odierna con i suoi problemi di identità ancora indefiniti; l'Arbus di ieri con le sue miniere che hanno segnato solchi profondi nella storia recente di tutto l'arburese; l'Arbus nascente del 1300 e l'Arbus mitologica in cui tutto è ipotizzabile e ogni teoria può essere corroborata da presupposti metodici di ricerca convergenti a sostegno di una tesi più o meno verosimile. Proprio nell'incerto mondo della mitologia inizia l'excursus di Meloni che opera una sorta di veloce scansione temporale che dal paleolitico, attraverso il nuragico, fenicio, cartaginese, romano, arriva alle probabili origini di Arbus e quindi alla sua nascita storica. "A prescindere da quanto asserisce Platone - dice Meloni - gli arburesi come tutti i sardi sono lontani discendenti di Atlantide. Continente che - secondo me - corrisponde ad Azland o Tolan". Col mito di Atlantide il libro diventa subito accattivante. Meloni va avanti con argomentazioni suggestive e ardite teorie tendenti a dimostrare la nobiltà delle origini della sua città e del suo territorio cui attribuisce un'età di circa 600 milioni di anni, una data geologica fra le più remote d'Europa.
Il libro diventa documento di rilevante importanza quando dopo le intense pagine sulla fondazione di Arbus l'autore ne impegna quasi un centinaio per proporre tutti i toponimi dell'arburese di sua conoscenza. Un capitolo che denota un grande impegno nella ricerca. Meloni prosegue con le chiese di Arbus, individuandone ben 46. Quindi dopo aver parlato brevemente dei personaggi illustri, conclude con il significato di 425 cognomi arburesi.
Un libro che si legge con piacere, in primo luogo per il fatto che restituisce ai sardi la dignità dovuta a un grande popolo di conquistatori e dispensatori di cultura in tutto il mediterraneo e non solo; inoltre non dispiacciono le libertà umane che si concede l'autore affacciandosi, ogni tanto, nell'attualità per tentare dei parallelismi ma anche per manifestare una sorta di rimpianto per ciò che la sua città avrebbe meritato di essere. Altre volte non disdegna il ricordo di avventure e più spesso di disavventure che, in diversi periodi, hanno caratterizzato i rapporti con il comune confinante, Guspini.
Comunque lo si voglia interpretare, il libro di Eraldo Meloni oltre che un inno alla sardità è un contributo per la conoscenza di molti aspetti della storia locale non solo arburese. È infatti lo stesso autore a dichiarare che molto rimane da indagare e propone il suo libro come uno stimolo per ulteriori ricerche che altri potranno portare avanti.
G.A.

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