Gonnosfanadiga - un paese fatto d’acque

di di Vincenzo Muntoni - Edizioni Fiore

(settembre 2002)

(da Il Provinciale del 15 novembre 2002)

«Durante i miei "vagabondaggi" raccoglievo spesso la voce secondo cui Gonnosfanadiga godeva fama di avere "acque abbondanti e purissime". Il fatto mi sembrava un po' esagerato e la curiosità di andare a spigolare, chiedendo qui e sfogliando là, proruppe come "vena sorgiva". È nata così questa semplice ricerca di "come eravamo", dapprima come curiosità poi come vera e propria "indagine", non certamente esaustiva dell'argomento, condotta sulla memoria dei gonnesi più anziani e sui pochi documenti del nostro passato».
Così inizia la premessa di Vincenzo Muntoni al suo libro. È la genesi di un lavoro che l’autore pone come contributo per la ricostruzione della storia del proprio paese: Gonnosfanadiga. Una storia complessa, quella di Gonnos, fatta di tante storie in cui l’acqua è un tassello importante. Ed è appunto da qui che parte l’interesse dello scrittore. Da buon comunicatore Muntoni sa che il miglior espediente per raccontare le storie più complesse è modulalizzarle. In queste poche ma intense pagine l’argomento è l’acqua, quell’elemento umile eppure all’origine della vita e indispensabile alla sopravvivenza.
In realtà l’acqua di Gonnos, famosa in tutto il territorio, scaturiva abbondante e pura come in pochi altri luoghi. Numerose le produzioni che si avvantaggiavano di questo dono della natura. Chi non ricorda la famosa anguria di Gonnos, le pesche e altri frutti e ortaggi? E il pane? I grandi panificatori gonnesi avevano a disposizione per il loro impasto un’acqua di qualità unica.
Il libro è articolato in diverse parti: inizia con “Gonnosfanadiga e l’acqua” in cui Muntoni tenta di ricostruire il rapporto dei gonnesi con l’acqua, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello sociale e più genericamente culturale. In questo contesto la storia e la funzione del rio Piras assume una posizione di privilegio con i suoi ponti, i suoi benefici e le sue devastazioni come quelle del ‘33 o del ‘71.
L’autore passa poi ad una indagine sulle fonti e sorgenti riportando tutte quelle conosciute, per arrivare alle numerosissime fontane pubbliche e private, esistite ed esistenti all’interno del centro urbano: ‘is funtanas’ (i pozzi), un patrimonio sotto gli occhi di tutti, fin troppo evidente per essere notato. Su questo e soprattutto sulle più famose fontane pubbliche il professor Muntoni accende un faro e invoca l’attenzione delle Istituzioni proponendo anche un itinerario culturale forse unico. Nel libro sono riportate 46 immagini a colori dei pozzi più noti, ma l’autore informa di numerosi altri esistenti e denuncia di altri troppo frettolosamente cancellati da discutibili interventi urbanistici.
Insomma Muntoni nell’acqua trova l’occasione per far riflettere sulle radici di Gonnosfanadiga ancora in buone parte da scoprire e valorizzare.
Il libro si legge in due ore ma fa riflettere a lungo. Un testo didattico, direi un sussidio, ben degno di entrare soprattutto nelle scuole di Gonnos per insegnare ai giovani, come dice lo stesso autore nella dedica di apertura, che: “conoscere la storia del proprio paese non è una perdita di tempo ma un’attività in più per capire il presente e vedere un barlume del futuro”.
Gerardo Addari

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