I lupi mannari

di Edoardo Mantega

(luglio 2005)

(da Il Provinciale del 1 settembre 2005)

Edizioni Fiore - 5 euro
Ha poco più di dieci anni Edoardo Mantega, ma quando iniziò a scrivere questa storia ne aveva appena nove. Forse un record. Per la Edizioni Fiore lo è certamente. È anche certo che il giovanissimo scrittore ha iniziato presto a costruire il suo curriculum. È vero, già a scuola aveva manifestato la sua notevole capacità di apprendimento, una grande passione per la letteratura e per la narrativa in particolare. Quest’anno frequenterà la quinta elementare.
Nella sua storia Edoardo ripropone l’eterna lotta tra il bene e il male. Il male secondo il piccolo scrittore è rappresentato dai lupi mannari. Forse nelle intenzioni è così, ma nel dispiegarsi del racconto si scopre un “Edoardo cuor di lupo”. I lupi infatti seppure apparentemente malvagi appaiono forti, intelligenti, invincibili. Così che i lupi mannari da “bestie crudeli, fameliche e feroci” diventano incarnazione e simbolo di uomini crudeli, famelici e feroci.
Il giovane scrittore nel chiaro intento di nobilitare l’uomo sembra voler rifiutare di attribuire all’umanità, di cui fa parte, caratteri e comportamenti che non possono essere umani. L’uomo, per il giovane Edoardo, è un nobile cavaliere voluto da un Dio buono per combattere la malvagità del mondo. In questo gioco delle parti, quasi teatrale, il regista Edoardo veste i suoi amici lupi di tutta la malvagità e li invita a recitare bene la loro parte. Ma fuori dalla scena è fin troppo evidente l’amicizia, se non proprio una atavica ammirazione, verso quel nobile animale impavido, indomabile, irriducibile al potere dell’uomo. Di quell’uomo che alla fine tutto distrugge, persino se stesso. “…Era un lupo crudele, cattivo e senza scrupoli. Zucar uccideva per divertimento e non per la necessità d’avere carne e per mangiare. Ma nonostante tutto era un ottimo combattente…”
Insomma una storia piacevole, quella raccontata da Edoardo, che alla fine fa vincere l’amore e la giustizia ma lascia il male latente, seppure come impalpabile spirito, sempre in agguato, pronto ad aggredire. Parallelamente il giovane racconta se stesso in un momento del divenire che vede la sua intelligenza lottare tra l’essere e il voler essere.
Certamente al giovanissimo scrittore non mancano la fantasia e ancora meno la capacità di esprimerla.
Il libro, 64 pagine in comodo formato 15 x 21, è stampato con una buona veste editoriale. La lettura è particolarmente facilitata grazie all’utilizzo del corpo 14.
G.A.

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