La terra nell’anima

di Pietro Pibiri

(febbraio 2007)

(da Il Provinciale del 15 marzo 2007)

Edizioni Fiore

Arriva alla sua terza esperienza editoriale Pietro Pibiri.
Dopo “Massime e Aforismi” del 1994 e “Poesie” del 1998, ora arriva “La terra nell’anima”. In questa terza pubblicazione Pietro Pibiri si cimenta nell’arte della narrativa con un romanzo d’amore a tutto tondo. Questa volta, infatti, l’amore non è riferito soltanto al più classico dei sentimenti attribuito alla donna amata ma alla vita intera, al di là che questa riservi gioie o dolori. Una vita saggia e matura quella vissuta da Marco Sanna che, anche attraverso enormi patimenti, ha imparato a godere dei veri valori della vita, di quella vita semplice legata alle stagioni, alla natura, alla terra-madre. Pibiri apre il sipario su una narrazione di vita rurale che partendo da San Gavino Monreale si allarga fino a diventare una rappresentazione universale, in cui non è solo l’uomo a raccontarsi ma l’intera umanità.
Pietro Pibiri con grande sensibilità, che a tratti diventa poesia, racconta la storia di Marco Sanna, che fin da giovane sogna le cose più semplici e naturali, come la terra, non tanto per possederla quanto per onorarla, e una donna da amare, che possa dare senso e continuità alla sua esistenza.
Marco però non può prevedere il percorso che la vita gli ha riservato. Lascia la sua amata terra, la giovane sposa e il figlioletto Paolo e parte per una guerra maledetta che non lo riguarda, voluta da uomini folli assetati di potere e ammantata di falsi valori. E in tanta sofferenza Marco scopre la bontà d’animo e la generosità che, in ogni parte del mondo, dimorano nella gente semplice.
Dopo tanti patimenti e privazioni, Marco rientra nella sua San Gavino, arricchito di nuove importanti esperienze ma, soprattutto, con la convinzione che nonostante le scelleratezze e le brutalità della guerra il mondo e l’umanità meritano di essere salvati.
Pibiri nel raccontare ritrae scene di vita quotidiana, di vita contadina, di caccia. Nel libro, come spesso accade, si ritrovano tratti autobiografici dell’autore e s’incontrano persone dichiaratamente note e altre riconoscibili. Ecco quindi affiorare nelle scenografie del racconto personaggi, luoghi e scorci della sua San Gavino.
Pietro Pibiri, persona schiva, timida e rispettosa, produce il suo terzo libro non certo per motivi economici o esibizionistici. Le sue motivazioni sono chiarissime e, in buona sostanza, si riassumono nella volontà di voler sopravvivere a se stesso lasciando un segno indelebile della voglia di comunicare se stesso e in suo tempo.
Il romanzo si sviluppa in 200 pagine che si leggono con vero piacere.


G.A.

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