Racconti fantastici

di Gian Paolo Marcialis

(febbraio 2008)

(da Il Provinciale del 1 marzo 2008)

Edizioni Fiore


"Questo mondo non mi piace e non mi basta. Lasciatemene immaginare un altro", sembra voler dire così Gian Paolo Marcialis.
Pare che l'autore di quest'ultimo libro, attento osservatore della realtà, voglia evadere da questa prigione tentando di volare altrove in un mondo che investe la sfera dell'ignoto ma non per questo impossibile. E dopo "Villacidro capitale delle superstizioni" e le due edizioni de "Sa bidda de is cogas", Marcialis riprende il filone che maggiormente gli è congeniale con "Racconti Fantastici". Indubbiamente più difficile e impegnativo questo lavoro che, pur senza abbandonare le storie del suo paese, Villacidro, si apre verso racconti popolari di altre culture, che passando per la Spagna superano l'Atlantico per approdare in America Latina. Marcialis dimostra così che il culto del sovrannaturale, del mistero, dell'occulto, del magico appartiene all'intera umanità che, nell'arcano e quindi anche nella fede, cerca compensazione a quanto è negato dal rapporto con l'immanente.
"Racconti Fantastici" è la ricerca di un uomo cui piace fantasticare andando a crearsi immagini, quadri, scenari veri o verosimili, in una prospettiva dove tutto è simbolicamente credibile. Le storie, racconti e leggende, sono sempre ambientate in un mondo tetro, oscuro che certamente non induce all'allegria ma piuttosto alla riflessione.
È una passione infantile, forse ancestrale, quella di Marcialis che, infatti, nella settantunesima storia (Cogheddu), ma già in altre, introduce il racconto ricordando la sua infanzia:
«Quand’ero bambino, le notti d’estate, si stava a giocare fino a tardi e capitava che, per farci stare quieti, le donne anziane raccontassero fantastici racconti che a noi ragazzi facevano correre insieme brividi di paura e di eccitazione lungo la schiena, specialmente quando parlavano di cogas. In genere quest’essere terrificante era una donna, ma una volta mi è capitato di ascoltare un racconto che aveva per protagonista un maschio, un cogu, appunto.»...
Prevalentemente quelle narrate nel libro sono storie di amori negati, di espiazioni, di diavoli, di streghe, ma anche di insegnamenti morali e di giustizia divina, come accade nella storia castigliana "Il Cristo della Vega" in cui il Cristo in persona diventa testimone di una promessa d'amore.
L'autore orienta la sua ricerca soprattutto verso la Spagna e l'America Latina perché essendo insegnante di spagnolo ha maggiore confidenza con quella lingua, tanto che provvede egli stesso alle traduzioni dei testi.
Dall'insieme della lettura del libro scaturisce un mondo impuro in spasmodica ricerca di giustizia e di redenzione. Un lavoro di ricerca importante quello di Marcialis. Sono ottantotto le storie raccontate nel libro, diverse provenienti anche dalle tradizioni popolari della Sardegna e di queste otto sono dell'autore. L'ottantottesima storia (Un disastro annunciato) è sua, di Gian Paolo Marcialis, questa volta in veste di calamitoso profeta, egli annuncia un disastro in cui muoiono oltre quarantamila persone e la sua Villacidro scompare devastata da una colossale alluvione causata da uomini stolti che hanno innescato la vendetta della natura. Una profezia? Una immaginazione? Una paura? Per fortuna è solo una storia fantastica e in una storia fantastica tutto è possibile.



Gerardo Addari

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